La notte, il buio, il Canale Nord e il Pizzo Arera.
Cavalcata notturna da Valcanale al Pizzo Arera, scopri l’itinerario.
Oltre 1500 metri di dislivello, una sfida contro il tempo per vedere l’alba in vetta.
L’obiettivo che io e l’amico Beppone ci eravamo prefissati era quello di andare a veder l’alba di un nuovo giorno in vetta al Pizzo Arera.
Obiettivo che abbiamo mancato per via di un lunghissimo avvicinamento che parte dall’abitato di Valcanale e per via di una traccia di salita inesistente che in alcuni momenti ci ha fatto dubitare sul corretto itinerario e che altri ci ha fatto andare in affanno per la neve riportata dal vento dei giorni precedenti.
In ogni caso sono tutte scuse… se fossimo partiti a camminare alle 3 invece che alle 4 non starei qui a parlarvi dell’alba mancata. Ma va bene così è stata una bellissima esperienza da mettere nello “zaino” dei ricordi.
Pizzo Arera, qualche informazione utile.
Quando parlo delle mie escursioni do sempre per scontato che i miei lettori conoscano i luoghi e per questo ultimamente mi piace dare alcuni cenni e informazioni in merito alle vette.
Il Pizzo Arera (2512 mslm) è quel bellissimo massiccio piramidale che dalla bassa pianura bergamasca si può ben riconoscere per via della neve che per molti mesi decora la sua vetta. Un punto di riferimento per chi come me ha sempre il “vizio” di puntare lo sguardo verso Nord ogni mattina.
Situato a cavallo tra la Val Seriana e la Val Brembana il Pizzo Arera si caratterizza da una roccia calcarea che ha dato vita a creste, canali, canaloni e a pareti verticali oltre a profondi abissi carsici che discendono all’interno della montagna stessa per centinaia e centinaia di metri.
Diverse sono le vie di salita alla vetta del Pizzo Arera, la classica via normale praticabile in tutte le stagioni (in inverno ramponi e perché picca alla mano) e la via del Canale Nord.
Da Valcanale fino al passo di Corna Piana.
Sveglia nel cuore della notte quando un tempo a quell’ora ero ancora al bancone di qualche locale con la musica nelle orecchie… beh gli anni passano e le abitudini cambiano fortunatamente in meglio.
Ore 3,45 del mattino siamo nei pressi del nuovo parcheggio a pagamento di Valcanale (1057 mslm) situato poche centinaia di metri sopra il laghetto che delimita la fine del centro abitato.
Il tempo di metterci gli scarponi, indossare le frontali e verificare tutto il necessario ed io e Beppone iniziamo la nostra prima avventura notturna di coppia!
Lasciato il parcheggio si segue per 500 metri circa la strada asfaltata fino ad arrivare nei pressi di uno spiazzo dove sulla sinistra si può individuare una sbarra, scalcata si lascia alle spalle la civiltà e si va a scoprire un mondo dove una volte le piste di sci e il turismo invernale portava appassionati e curiosi nella stretta e caratteristica Valcanale.
Per circa quattro chilometri si sale oltrepassando il vecchio albergo, gli impianti dismessi e per mezzo di una larga strada sterrata si guadagna lentamente quota. Proprio questo che sembra essere il tratto più semplice è risultato il più insidioso a causa dell’assenza di neve che sciogliendosi durante le calde giornate ha dato vita a tratti ghiacciati resi poco visibili dal buio della notte.
Giunti a circa 1650 mslm si segue il sentiero CAI 218 che risale con pendenza costante verso il Passo di Corna Piana che resterà invisibile per alcuni chilometri ancora.
Salendo si passano dei colletti intermedi intervallati da brevi tratti pianeggianti che susseguono ad altre rampe che conduco al Passo.
Il sole sta già sorgendo, ci basta voltarci e guardare verso est per vedere i primi colori rossastri dell’alba, i primi raggi di sole lambiscono il massiccio della Presolana e nel giro di pochi minuti spegniamo le frontali per godere della luce naturale che inizia a diffondersi anche all’interno della conca della Corna Piana.
Dopo circa 7 chilometri di camminata ci troviamo ai 2130 metri del Passo di Corna Piana, alle nostre spalle la traccia appena aperta con evidenti segni del nostro passaggio, alla nostra destra la cima di Corna Piana, di fronte a noi l’avvallamento con vista sul sentiero dei fiori e alla nostra sinistra l’obiettivo di giornata, il Pizzo Arera.
Dal Passo di Corna Piana al Canale Nord del Pizzo Arera.
Sono ormai le 7,45 circa quando ci troviamo nei pressi del passo di Corna Piana, il tempo di mangiucchiare qualcosa, scambiarci opinioni e nuovamente ci mettiamo in cammino in direzione del Canale Nord.
Puntiamo con lo sguardo l’attacco del canale mantenendoci i più alti possibili passando su dossi e la visibile dorsale innevata, pochi metri di relax prima di affrontare un traverso (neve portante che ci permette di avanzare in sicurezza) che ci evita di affrontare l’inizio del vasto canale della parete Nord.
Ci troviamo così per mezzo di alcuni zig zag a poche decine di metri dall’attacco della parte finale del canale, l’ingresso è caratterizzato da un grosso sperone di roccia che indica la “porta d’accesso”.
Basta alzare gli occhi per identificare l’ultimo tratto che si sviluppa in 70/80 metri, a mio avviso scarico di neve e con pendenze che in queste condizioni rendono la salita non proprio semplice e serena.
Con la dovuta calma e le dovute distanze di sicurezza io e Beppone ci alterniamo con passo continue e deciso per avvicinarci all’uscita del canale.
Uscita caratterizzata da una cornice che negli ultimi 3 metri diventa quasi verticale, l’ultimo sforzo prima di uscire e farsi “innondare” da un caldo sole che già da più di un’ora scalda il versante Sud del Pizzo Arera.
Seppure la vetta non è ancora raggiunta ci scambiamo una forte stretta di mano per aver portato a termine questo punto chiave dell’escursione di oggi e con il sorriso stampato e l’adrenalina ci muoviamo con molta attenzione verso destra per portarci nei pressi della croce di vetta situata a 2512 mslm.
Restiamo in vetta il tempo di goderci il sole, scattare due foto e iniziamo a camminare verso il Rifugio Capanna 2000. Non siamo ancora a metà della nostra “sgambata domenicale”.
Discesa dal Pizzo Arera per la via Normale fino a Capanna 2000.
Dalla vetta del Pizzo Arera è ben visibile il punto di appoggio di questo lungo itinerario, il Rifugio Capanna 2000.
Seguendo le tracce del più frequentato e affollato sentiero di salita per la Via Normale ci abbassiamo di quota passando in pochi minuti da un terreno innevato ad un terreno misto.
“Beppone dopo aver passato il Canalino”
I 500 metri di dislivello che separano la vetta dal rifugio sono caratterizzati da un unico passaggio dove innalzare la soglia di attenzione e guardia, è proprio nei pressi del canale Sud dove il canale stesso crea una V che si deve prestare attenzione, una scivolata in questo punto potrebbe rovinarvi la giornata.
La neve ovviamente ci viene in aiuto in questo tratto, una passo deciso con ramponi ai piedi vi permette di uscire senza troppe preoccupazioni da questo passaggio.
La “strada” ora è tutta in discesa fino a raggiungere il caldo Rifugio Capanna 2000 dove un the caldo ci aspetta prima di procedere verso il Passo Branchino.
Sulle tracce del Sentiero dei Fiori verso Passo Branchino.
L’idea di discendere il Canale Nord per tornare a Valcanale non mi piaceva già da quando mi era venuto in mente di affrontare la Nord del Pizzo Arera. Vederlo dall’alto della cornice di neve accumulata mi ha fatto solo che confermare l’intenzione di concludere l’itinerario con un giro ad anello che a fine giornata si è rivelato quasi di 20 km.
Niente male se allungare l’itinerario permette d’evitare problemi e guai, oltretutto erano solo le 10,30 del mattino e il tempo a nostra disposizione per effettuare il Sentiero Basso dei Fiori era più che sufficiente.
Usciti dal rifugio ci siamo portati quindi nei pressi della bacheca in legno che si può vedere sulla destra, da lì siamo discesi verso destra mantenendoci nella valle sottostante così da congiungerci con l’ipotetico sentiero dei Fiori che per tutto il suo itinerario è ricoperto da neve.
Quattro chilometri nella neve con il sole a scaldare le nostre fronti fino a raggiungere il passo del Branchino dove un manto nevoso ricopre il famoso Lago Branchino. Arrivati al passo ci siamo presi qualche minuto di relax, il sole di mezzogiorno irradiava l’intero massiccio dell’Arera e di Corna Piana regalando un paesaggio bellissimo.
La nostra escursione è quasi giunta al termine, ci separano dal punto di partenza solo 800 metri di dislivello negativo e altri 5 chilometri.
Ci incamminiamo quindi lungo il sentiero CAI 218 che con in modo molto regolare ci conduce prima al Rifugio Lago Branchino e poi successivamente verso le baite più basse.
Arrivati al bivio con il Rifugio Alpe Corte decidiamo di mantenere la destra e inoltrarci in un tratto di bosco che in un secondo momento si congiunge alla strada sterrata che sale al Rifugio Alpe Corte.
Proprio in questo ultimo tratto il ghiaccio e il terreno ricoperto di neve possono giocare qualche brutto scherzo.
La stanchezza accumulata in quasi nove ore di escursione, il dislivello e la voglia di arrivare all’auto possono regalare scivoloni se non fosse che i ramponi li abbiamo tenuti fino al tratto asfaltato.
Mi ha lasciato molto sorpreso e perplesso il fatto di aver visto decine di persone avventurarsi in tratti che in estate sono semplici e banali senza alcun tipo di ramponi ai piedi.
Credo che si debba fare ancora molto in termini di prevenzione e consapevolezza, la montagna estiva è un ambiente totalmente differente rispetto la montagna invernale.
Saper orientarsi tra versanti esposti e non, saper “leggere” e analizzare il meteo dei giorni precedenti, interpretare le temperature della notte sono elementi base che un frequentatore della montagna d’inverno dovrebbe avere come proprio bagaglio personale anche se l’itinerario da percorrere non include vette o canali.
Se sei interessato a scoprire i dettagli altimetrici ti invito a scaricare la traccia GPS, se vorrai seguire questo itinerario valuta bene le tue condizioni fisiche, verifica l’attrezzatura in tuo possesso e tieni un occhio puntato al meteo.
Non dimenticare di fare un colpo di telefono ai rifugisti della zona, loro meglio di altri sapranno darti utili e validi consigli in merito alle condizioni quasi reali del terreno e delle valli circostanti!
Invia il file a:
Itinerario svolto in data: 15 Febbraio 2020
Partenza Itinerario: Via Quintino Alto, Bergamo
Località/Valle: Bergamo, quartiere Monterosso
Catena Montuosa: Parco dei Colli di Bergamo
Cartina: Kompass N. 104
Quota di partenza: 285 mslm circa
Lunghezza Itinerario: 15,5 km circa
Dislivello: 930 metri circa
Disponibilità acqua: Fonti naturali non individuate durante il percorso
Punti d’appoggio: Rifugio alpini Canto Alto
Dove pranzare: Rifugio alpini Canto Alto se aperto
Questo post è stato modificato 11 Marzo 2020 21:35