Non ti scordar del Kurdistan
Ci sono cose che non puoi dimenticare, qui la mia lista.
Ritengo che sia sempre opportuno e importante ricordare certe esperienze soprattuto oggi che c’è modo di “catapultarsi” da una situazione all’altra in tempi brevissimi. Rivedere foto, mettere un like sui social a persone del posto che ancora ti scrivono fa sempre riaffiorare il sentimento provato in quel periodo.
Purtroppo la “nostra vita moderna” ci porta a voltar pagina costantemente e se non ci prendiamo l’abitudine di fermarci rischiamo di perdere tutto il vissuto e le sensazioni di un viaggio, esperienza o incontro. Questo post è concepito proprio per non dimenticare, una lista grezza, disordinata di attimi vissuti che son rimasti impressi più di altri:
- L’odore di petrolio misto zolfo che si respira appena esci dall’aeroporto di Erbil;
- Il sorriso dei bambini;
- Occhi di donne curiose che ridono mentre corri in pantaloncini al parco;
- La prima notte in città quando pensi che alle 5 del mattino ci siano locali notturni aperto, era il muʾadhdhinl che richiamava alla preghiera dagli altoparlanti del minareto;
- Gli schiaffoni presi dallo “sbirro di frontiera” al check point di Kirkuk, solo per il gusto di divertirsi con un occidentale. Quando qualcuno gli ha spiegato per chi lavoravamo e perché tutte le mattina si passava di lì ha smesso;
- Il puntatore laser di un fucile di precisione in mezzo agli occhi per un “alt” non rispettato dal nostro autista (prima ed ultima volta che mi son seduto al suo fianco);
- Le cene del giovedì sera a base di agnello, birra e ouzo;
- Il mio trentatreesimo compleanno ad Erbil…;
- I vetri di casa che vibrano per l’esplosione di un’autobomba;
- Il Signor Camel, baffuto Boss del cantiere che sparava ai piccioni con il fucile a pompa;
- i Phesmerga.