Quale migliore occasione per apprendere l’arte e metterla da parte? L’arrampicata vista come opera d’arte e gesto atletico che unisce oltre alle capacità tecniche anche quelle “strategiche” e di “sopravvivenza” che spingono a scegliere di affrontare vie e passaggi con tecniche e letture differenti degli appigli e dei singoli tiri.
Apprendere qualche piccolo trucco per migliorare la progressione in parete su vie multi tiro può solo che stimolare la voglia di mettersi in gioco con la completa supervisione di un team di istruttori veramente speciale.
“da sinistra a destra: Sassolungo, Punta delle Cinque Dita e Punta Grohmann”
Già vi avevo parlato della Scuola Cai ValCalepio e della sua volontà di formare e trasmettere nozioni utili per permettere a me e altri 9 ragazzi di seguire un percorso di crescita all’interno della scuola stessa. Grazie alla disponibilità di Daniele, Mino ed Emanuel si è organizzato una tre giorni di full immersion nei pressi del Passo Sella nel cuore delle Dolomiti.
Lo scopo di questo weekend lungo, iniziato alle prime ore del venerdì mattina con una super trasferta con due furgoni, era in primis quello di consolidare il gruppo formato e in secondo luogo metterci in condizioni di imparare nuove manovre contestualizzate nel loro ambiente naturale. In parete!
“Uno sguardo verso il Pordoi”
La prima giornata è stata caratterizzata da una partenza all’alba che ci ha permesso di essere nei pressi del Passo Sella già alle ore 9,30 circa; il tempo di formare le cordate, prendere in considerazione le vie da effettuare (relazione alla mano) e si parte con l’avvicinamento ai piedi della Prima Torre del Sella.
Essendo il meno esperto e ultimo arrivato del gruppo ho avuto l’onore di arrampicare in tutte le occasioni con Emanuel e Mino che oltre a conferire la giusta sicurezza mi han permesso di rivedere con precisione, calma e tranquillità grand parte delle nozioni apprese alcuni anni prima durante il corso di Alpinismo Base.
“Sulla via dei Pilastrini con lo sguardo verso il Passo Sella”
Per noi la nostra prima via sulle dolomiti è stata la Via Dei Pilastrini che con il suo sviluppo di circa 140 metri ci ha permesso di raggiungere la vetta della Prima Torre.
Sei tiri di corda con difficoltà variabile dal quarto al quinto grado (se interessati alla relazione fate un salto sul sito dei SassBaloss) con un emozionate salto nel vuoto al penultimo tiro che ti fa letteralmente passare da un parete all’altra lasciando sotto ai tuoi piedi l’intero pendio.
Il tempo di arrivare in vetta per capire che le nuvole avrebbero fatto capolino in poco tempo, quindi giù verso l’attacco seguendo la via normale che conduce sul sentiero sottostante.
Ovviamente l’acqua è arrivata e ha guastato i pieni di altre cordate che han saggiamente pensato di uscire dalla parete in tempo utile, il tempo di ricompattare il gruppo nei pressi del parcheggio e giù verso la Val di Fassa per gustarci la Meritata Birra del primo giorno.
La prima giornata si è svolta con l’intento di iniziare a prendere confidenza con la verticalità di queste immense pareti che da noi solo la Presolana può avvicinare. La roccia, l’assenza di materiale artificiale durante la progressione e imparare ad integrare la via per creare punti di sicurezza con nuts, friend, spuntoni e cordini è stata la prima vera lezione per tutti noi aspiranti istruttori.
“Capitello di Fassa”
Il secondo inizia con una super colazione che ci mette tutti subito di buon umore, l’aria fresca della valle ci sveglia nel modo giusto e alle 8,30 circa siamo nuovamente nei pressi del Passo Sella per iniziare la seconda giornata di arrampicata che si andrà a concludere con una serie di manovre veramente interessanti che a mio avviso tutti coloro che affrontano vie lunghe dovrebbero saper fare.
Con grande piacere mi ritrovo nuovamente con Mino ed Emanuel per una cordata a tre lungo la via Trenker, grande classico della Prima Torre del Sella che con i suoi cinque tiri ci permetterà di tornare nuovamente alla vetta già toccata il giorno precedente.
“Emanuel nei pressi del traverso che conduce al diedro finale”
Una via in stile classico che necessita di integrare le poche protezioni presenti lungo la via, per questo indispensabile avere con se cordini, friends e nuts per creare o migliorare le protezioni su cui “volare” in caso di caduta. Se siete curioso e interessati a leggere un’ottima relazione vi lascio il link diretto al sito di Vertical Rock che han fatto un ottimo lavoro descrittivo.
Raggiunta la vetta siamo poi nuovamente discesi lungo la via normale per poi fermarci a provare importanti manovre di primo soccorso. Dopo aver formato due gruppi di lavoro abbiamo avuto occasione di vedere e soprattutto mettere in pratica manovre importanti che potrebbero permetterci di gestire al meglio situazioni poco piacevoli.
In prims la risalita della corda, manovra di vitale importanza nel momento in cui per una qualsiasi ragione si debba risalire lungo una corda doppia di calata o ci si venga a trovare appesi dopo un volo in parete con la necessità di risalire lungo di essa. Si può uscire da questa spiacevole situazione in modo molto semplice utilizzando dei nodi autobloccanti.
Con la creazione di due nodi Machards si può comodamente risalire anche lunghi tratti di corda, il primo nodo viene collegato ad un cordino che fa da staffa per il piede, l’altro viene collegato all’imbracatura per mezzo di un moschettone, facendo scorrere verso l’alto in modo alternato i nodi si può progredire e guadagnare ad ogni alternanza importanti cm di corda. L’alternanza permette di restare in posizione di sicurezza grazie all’azione frenante del Machards che viene bloccato dal peso del corpo, in questo modo il secondo nodo autobloccante risulta “scarico” e si può sollevare senza fatica sulla corda doppia.
“Capì capese, laurà che patese! Un po’ di pratica non fa mai male”
La seconda parte del pomeriggio è stata dedicata per mostra e mettere in pratica una delle manovre classiche di soccorso nel caso in cui per qualsiasi ragione il secondo di cordata non sia in grado di progredire.
Prima però abbiamo avuto modo di vedere come per mezzo di un Paranco MezzoPoldo ed una piastrina si possa con una sforzo ridotto aiutare il secondo di cordata a risalire nel caso in cui sia collaborativo.
Se invece la situazione risulta essere più grave allora si è obbligati effettuare una calata con ferito eseguendo in modo metodico tutte le operazioni per la sicurezza di entrambi i membri della cordata.
Operazioni che inizialmente possono sembrare complesse e macchinose ma che con un po’ di pratica e sana pazienza da parte dei nostri istruttori iniziano a delinearsi e memorizzarsi nelle nostre teste, questo tipo di manovra ci ha permesso di vedere come in caso di ferito si possa scendere e raggiungere il compagno per accertarsi delle condizioni e in secondo luogo poter discendere insieme in corda doppia alle soste successive cercando di tornare con i piedi per terra nel più breve tempo possibile.
Ovviamente manovre come queste fanno parte di un corso avanzato che mi auguro di poter svolgere quanto prima possibile per poter avere una visione più ampia delle casistiche e dei metodi di soccorso che mi auguro di non dover mai utilizzare ma che dovrebbero essere incisi nella mente di tutte quelle persone che frequentano la montagne seguendo vie alpinistiche con multi tiro.
“Leggere la parete, lo stanno facendo bene!”
La domenica, terza ed ultima giornata dedicata a questo weekend in dolomiti, è trascorsa nel tentativo di raggiungere la vetta dell’Indice appartenente al piccolo complesso roccioso denominato Cinque Dita.
Ci dirigiamo quindi presso il Passo Sella per discenderlo di qualche centinaio di metro e prendere la gabinovia che conduce al rifugio Demetz. Incastrato tra il Sassolungo e la Punta Grohmann si trova questo accogliente e suggestivo rifugio.
Basta alzare lo sguardo per vedere alla nostra sinistra l’obiettivo della mattinata, la vetta dell’Indice per la via Normale che di normale ha grand poco.
Come tutte le vie della zona necessita di buona esperienza e “consultazione della roccia” per capire come meglio integrare e proteggere la progressione. Soste su chiodi datati che a volte fanno venire i brividi e “traffico” della domenica che ci fa perdere l’orientamento fin dal primo tiro.
Infatti senza troppi scrupoli e attenzioni decidiamo di seguire una cordata che ci ha anticipato per poi scoprire al terzo tiro (di undici) di essere praticamente fuori via e di non essere nelle condizioni e nelle tempistiche di raggiungere la vetta.
Così per mezzo di un bel traverso da brividi abbiamo raggiunto l’anello di calata del terzo tiro e siamo discesi al rifugio per un “non meritato” strudel con the caldo.
Anche questo fa parte del gioco, è bagaglio di esperienza da mettere nello zaino e portarsi sempre in ogni escursione o arrampicata in ambiente per noi nuovo. Occhi aperti, raccogliere informazioni aggiornate e soprattutto fare un auto analisi per capire se siamo effettivamente nelle condizioni fisiche e mentali per affrontare certe pareti.
Che dire, una tre giorni di arrampicata su dolomia nel cuore delle Dolomiti del Trentino Alto Adige per un aggiornamento speciale curato da Daniele, Emanuel e Mino della Scuola Cai Valcalepio, tante nozioni ma ancor più tante risate!
Questo post è stato modificato 1 Gennaio 2020 20:12